Quirinale, Mattarella bis: sconfitta dei partiti. E dell’Italia
30 Gennaio 2022Quirinale. Sei giorni di “lavori” buttati al vento e la scarsa capacità dei partiti portano al Mattarella bis
Quirinale. Schede bianche e nomi improponibili, profili altissimi impantanati nei veti incrociati di partiti troppo attaccati alla propria avanzata ed alla incolumità dei propri vari componenti per evitare di perpetuare lo sfascio di una politica sporca e corrotta. Abbiamo dovuto assistere a cinque giorni di un Montecitorio trasformato in teatro del grottesco, siamo stati costretti a guardare, inermi, alla tragedia della “recita a soggetto”, in cui 759 personaggi in cerca d’autore, alla fine, si sono rivelati degni di tale definizione.
Tutto, in questa votazione per il presidente della Repubblica, è apparso falso, predefinito quanto inevitabile, alla fine, nell’elezione di un nome che non squilibrasse ancor più di quanto già non fossero, gli equilibri effimeri di una classe politica fatta di sola apparenza, dei triti e ritriti inciuci ed accordi sotto banco, di una classe politica, per dirla in breve e fuori dai ranghi, inesistente, oltre che irrimediabilmente malata, corrotta, sporca, inesorabilmente riversa sui propri, beceri, interessi. Risultato? La rielezione di Mattarella, personaggio indiscutibilmente istituzionale, ma altrettanto inequivocabilmente, figura cuscinetto, che già da sette anni a questa parte, non disturba, non parla, non si impone contro le logiche massoniche e mafiose di una classe politica connivente con le mafie e le lobby, quando non protagonista in tali, perversi, meccanismi.
Ed ecco spiegato il motivo per cui l’unico nome degno venuto fuori nella melma degli impresentabili per salire al Colle, non ha mai superato numeri irrisori, probabilmente attribuibili ai pochi rappresentanti del popolo puliti e che non hanno da nascondere niente di quel luridume che i più sono interessati ad insabbiare.
Quel nome è Nino Di Matteo, inaspettatamente venuto fuori in queste brutte giornate di pagine di storia da cancellare, nome altrettanto prevedibilmente, in modo irrimediabile, bocciato dai “grandi” elettori, sicuramente grandi corrotti.
Già, perché Nino Di Matteo avrebbe rappresentato una reale svolta, avrebbe fatto quella pulizia che ai “signori” parlamentari sarebbe stata sgradita, quanto, invece, gradita ed anzi agognata, sarebbe stata per quella grande parte di cittadini italiani onesti, che continuano ad essere subissati da spese a volte incomprensibili, ma sicuramente anche rivolte a sostenere gli stipendi d’oro di chi, alle loro spalle, traffica in affari politici e non, sicuramente il più delle volte poco puliti, per usare un eufemismo.
Nino Di Matteo avrebbe spezzato quel filo pericolosissimo che lega lo Stato alle mafie, sarebbe entrato a piede dritto in quei luridi meccanismi sui quali Mattarella, d’accordo con i partiti, non si è mai permesso di dire una sola, realistica, parola.
Dunque, all’Italia, toccherà sopportare ancora sette anni di personaggi in cerca d’autore. Il Belpaese dovrà assistere ancora a lungo, al valzer delle falsità, con un presidente della Repubblica che, da buon cuscinetto, continuerà a chinare il capo di fronte agli squallidi e luridi affari di una politica sempre più corrotta.
Ma siamo in Italia, signori, siamo nel Paese in cui Nino Di Matteo non è ben visto proprio perché troppo pulito, eretto, figura di altissimo profilo contro le mafie e soprattutto non disposto a piegare la schiena di fronte ad alcuna delle porcherie che, nelle schiere alte della politica, si consumano alle spalle dei cittadini…
E concludo con un’affermazione di Sandro Pertini, l’ultimo presidente della Repubblica degno di questa carica che l’Italia abbia avuto:
“La corruzione è una nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti”.
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