Strage Via D’Amelio, Di Matteo al Csm. Ce ne fossero più come lui, sconfiggeremmo mafie e rami marci di Stato
18 Settembre 2018Strage Via D’Amelio. Antonino Di Matteo, parlando ai membri del Consiglio Superiore della Magistratura, non ha avuto paura di dire tutta la verità sul massacro costato la vita a Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. Così come non ha avuto paura di accusare i membri stessi del Csm per non aver convocato i magistrati che contribuirono al depistaggio, tramite le indagini sul “pupo vestito”, il falso pentito Scarantino.
Perché Di Matteo, schiena sempre dritta, non ha nulla da nascondere e non teme ripercussioni eventuali sulla propria incolumità. Per questo stesso motivo non ha avuto paura di mettere in mezzo pezzi dello Stato nella storia del depistaggio nel processo Borsellino, che, dice testualmente: “Cominciò con il furto dell’agenda rossa. E non furono i mafiosi”.
È un eroe che va avanti sulla strada della verità, Di Matteo, la verità a qualunque costo. Prima ancora che capo della Direzione Nazionale Antimafia, prima ancora che pubblica accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, prima ancora di essere il magistrato che ha emesso la sentenza di durissime condanne nei confronti di ufficiali del Ros e di Dell’Utri, Antonino Di Matteo è un eroe dell’antimafia, un eroe dell’anticorruzione, un eroe del perseguimento della verità. E nel Paese in cui l’omertà la fa da padrona da tempi immemori, sono uomini come Di Matteo quelli di cui abbiamo bisogno.
Se ci fosse un Di Matteo a capo di ogni procura d’Italia, probabilmente, si riuscirebbe a sconfiggere non solo Cosa Nostra, ma anche ’Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita. E soprattutto si riuscirebbe ad abbattere quel muro di gomma che le istituzioni hanno eretto con inquietante maestrìa su verità scottanti per parte dello Stato, quanto per noi importanti.
“In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” diceva George Orwell ed è per questa ragione che Di Matteo vive costantemente sotto scorta. Ma più che atto rivoluzionario, Di Matteo considera il chiarimento della verità un dovere. Verso la sua professione, verso chi è vittima della menzogna radicata nel Paese, verso chi, come noi, pretende di conoscerla: la verità. Niente più che la verità.