La Quattordicesima Volta

Questo romanzo, come tutti gli altri che ho scritto, uno già pubblicato (Dal suo punto di vista), altri ancora nel cassetto, in attesa di… non so bene cosa, è nato per necessità.

Bisogno di mettere nero su bianco alcune cose capitate a me, altre raccontatemi, molte, soprattutto, vissute in prima persona, con tanta e tale sofferenza, da indurmi a prendere una decisione da tanti considerata azzardata, folle, assurda, quella di scappare dal mondo dorato della Camera dei deputati, dove mi ero guadagnata, colloquio dopo colloquio, un posto nell’ufficio stampa di un gruppo parlamentare.

PRIMO MOTIVO PER CUI LEGGERLO: ENTRARE NEL PALAZZO DORATO, CON UNA PROSPETTIVA ASETTICA, CHE IL MIO MESTIERE, QUELLO DI GIORNALISTA, MI COSTRINGE TUTTORA AD AVERE QUANDO PARLO DI COSE REALI

SECONDO MOTIVO: CAPIRE PERCHE? LE CONVENZIONI spesso, inutilmente, ROVINANO LA VITA DELLE PERSONE, come capita ai protagonisti di questo romanzo. Camilla, colpevole di essersi innamorata di un uomo sposato. Pietro Paolo, uomo sposato e politico in carriera, messo sotto processo da se stesso, prima che dagli altri, per essersi innamorato di una donna che non è sua moglie. Infine, colpevole di essere nata da un’unione illegittima, Camilla, che passa l’adolescenza a cercare di risalire alle sue origini.

La Trama

Montecitorio, il palazzo del potere per eccellenza, fa da sfondo a una vicenda intricata su cui la sedicenne Regina cerca di fare luce alla ricerca smaniosa delle sue origini.

Ad aiutarla Simone, autrice di best seller, ritiratasi a vita privata. Tra Regina e la quarantenne scrittrice non vi è apparentemente niente in comune, come sottolinea spesso la nonna della ragazza, che la preferirebbe perfettamente integrata nella realtà dei suoi coetanei con i quali Regina non riesce a condividere nulla, a parte l’aula scolastica. Con Simone, invece, nasce un’amicizia profonda. Attraverso l’esperienza di Simone, Regina comprende sempre più a fondo il mondo di sua madre, Camilla, morta prematuramente, quando lei aveva appena due anni, una donna fragile quanto volitiva, appassionata quanto insofferente all’ipocrisia. Regina sente tutto il disgusto della madre verso il mondo apparentemente dorato della politica quanto verso tutte le convenzioni della società borghese e cattolica, che vorrebbero l’umanità incanalata in una serie di standard.

L’autrice tocca il tema della depressione, centrale nel suo primo romanzo (Dal suo punto di vista, Aracne edizioni) e dimostra, ancora una volta, un’abilità tutta particolare nel descrivere il sentire femminile. Nessuno è colpevole fino in fondo o, meglio, lo siamo tutti e, forse per questo, ognuno di noi ha diritto a un’assoluzione. La stessa Regina, pur avendo ereditato dalla madre l’insofferenza verso le convenzioni, si rivela, con suo stesso stupore, non esente dall’errore più comune, quello di giudicare dall’apparenza. Pagina dopo pagina, il mondo ovattato della protagonista, si sgretola lasciando spazio ad una prospettiva molto più ampia.