Attilio Manca: omicidio di Stato. Omertà vergognosa da organi di stampa
21 Febbraio 2022Attilio Manca. Avrebbe compiuto 53 anni, ma la vita di Attilio è stata spezzata ancor prima, ad un’età giovane in modo impressionante. Proprio ieri ricorreva la circostanza del compleanno di Attilio. Perché è così che vogliamo chiamarlo, come uno di noi, un nostro fratello o figlio, come lo ricorda la famiglia che, a partire da mamma Angela, non inopportuno definire madre coraggio, non si è mai arresa contro il velo vergognoso di omertà che lo Stato ha fatto cadere sull’omicidio del giovane medico, quel maledetto 12 febbraio del 2004, quando Attilio aveva soli 34 anni e la vita davanti. Una vita fatta di affetti, di empatia fuori dal comune, come lo descrive chi ha avuto l’onore di conoscerlo, un’esistenza fatta di amore e dolcezza, prima ancora che di successi professionali che pure già lo vedevano, in quello sciagurato 2004, spiccare per bravura e competenze ben al di sopra dei suoi colleghi.
Eppure, proprio quella sua abilità di medico, è stata una delle cause della sua morte prematura. Uccisione, chiamiamola con il suo vero nome, la cui colpa, oltre alla professionalità superiore, è stata dovuta alle cattive conoscenze di Attilio, alle parentele, non abbiamo timore a dirlo, legate a doppio filo con la mafia.
E fu così che il giovane e brillante Attilio venne letteralmente prelevato per curare, operare e curare ancora, il boss dei boss Bernardo Provenzano, malato di tumore alla prostata. Patologia nella quale Attilio, nonostante la giovane età, fu il primo medico ad operare in laparoscopia.
Un genio, dunque, oltre che un fior di giovane pieno di sani principi, ucciso, quando non serviva più e rappresentava solo un pericolo, dalla mafia, coperta dallo Stato e la cui morte è stata archiviata come suicidio per overdose.
Voglio sorvolare su quando detto e stradetto, scritto e riscritto, da pochi, indipendenti, organi di Stampa. Dunque passerò sopra, al solo fine di non risultare ripetitiva, a quanto affermato da Nino di Matteo sull’intera questione e non mi soffermerò, per le stesse ragioni, oltre che per il fatto che solo pensarci mi dà la nausea, sul fatto che l’“esimio presidente” Giorgio Napolitano abbia ficcato il suo naso colluso ed anzi forse sarebbe il caso di dire mafioso, nel processo per l’uccisione di Attilio.
Voglio, invece, puntare il dito contro i “cosiddetti organi d’informazione”, che tutto fanno fuorché ciò che sarebbero chiamati a fare. Perché, in questi anni, si è tanto letto e sentito, per altro giustamente, di Giulio Regeni. Altrettanto legittimamente, abbiamo letto e sentito del caso di Stefano Cucchi. In questi giorni, poi, quando ricorre il compleanno di Attilio, leggiamo della possibile guerra in Ucraina, delle misure anti-Covid, che vanno diminuendo, leggiamo addirittura dei risultati del festival di San Remo. Ma Attilio Manca? Silenzio assoluto, quello tipico del “non vedo, non sento, non parlo”. Non una parola, come sempre, com’è normale che sia su giornali e tv manipolati dallo Stato o, peggio ancora, da Berlusconi, il re dei rapporti tra le “alte sfere” e Cosa Nostra.
Dunque, non stupiamoci, quando alcune persone, sentendo il nome di Attilio Manca, mettono su un’espressione tra l’imbarazzato e l’interrogativo. La colpa non è loro. La responsabilità, pesantissima, è di chi fa il mio stesso mestiere, ma deve sottostare alle regole di uno Stato legato a doppio filo alla mafia. Quello stesso stato, con la s minuscola, che ha gettato un velo di omertà, falsità, vergognose spiegazioni ad eventi semplicemente inspiegabili, sull’omicidio di Attilio Manca. Un omicidio di mafia e di Stato, un episodio vergognoso nella storia di questo paese.
Ma noi andiamo avanti, Attilio! Noi non ti dimentichiamo, noi continueremo nella spasmodica ricerca della verità che, per quanto già si conosca, pretendiamo venga fuori dalla melma di mala informazione che infesta questo paese corrotto e lurido, dalla testa, fino alla punta dello Stivale.
E la verità, chi scrive ne è convinta, alla fine viene fuori. Sempre.
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