Nella mente di Lidia 3
22 Marzo 2016Terza ed ultima parte del racconto inedito “Nella mente di Lidia”
-Come sta, dottoressa? Si accomodi
Vado a trovarla a casa, tre mesi dopo. Il ricovero è stato lungo, poi ha passato due mesi in semi isolamento, voluto, questa volta, dalla parte raziocinante di lei. La seconda personalità è scomparsa. Ha acquisito consapevolezza della sua malattia.
-Io sto bene, Lidia. Dimmi di te
-Non è stato facile. Per niente. Solo adesso mi rendo conto di quanto sono stata male. Avevo un dolore, dentro, talmente forte, che non potevo sopportarlo. Così l’ho nascosto dentro, nascosto anche alla mia coscienza. La mente umana ci mette poco ad andare in frantumi. Ecco, la mia era andata proprio in mille pezzi. Ora sto bene come non ricordo di essere mai stata. Faccio due sedute la settimana di psicoterapia e continuo a prendere una marea di farmaci, ma, sa, ho sempre rifiutato anche un’aspirina, ora capisco che, quando servono, sono un toccasana.
L’unica cosa, dottoressa, continua a tormentarmi un pensiero. Mi dispiace per tutte quelle donne ricoverate in ospedale, che passeranno lì probabilmente la fine dei loro giorni. C’erano anche ragazze molto giovani, nessuno veniva mai a trovarle. Ancora adesso mi chiedo: se avessero un affetto, nella vita, un fratello, una sorella, un marito o un fidanzato, sarebbero davvero ancora lì?
-Io, io non so dirlo Lidia
-Io sì, dottoressa. Io so dirlo, alla luce di quanto sto imparando della mia testa con la psicoterapia. La risposta è no. Noi esseri umani camminiamo su un filo sottilissimo e tutti rischiamo di cadere da un momento all’altro. Sa qual è l’unica ancora di salvezza dell’esistenza umana?
-Quale
-L’amore, dottoressa, l’amore in ogni sua forma. Ho sempre pensato di non aver bisogno di niente e di nessuno. Di poter vivere grazie a ciò che io stessa mi sono costruita. Sbagliavo, Dio se sbagliavo. Nessuno può farcela da solo.
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