Morire di depressione a 36 anni
29 Dicembre 2014Pausa tra una festa e l’altra. Sabato 27 dicembre. Giornata normale. Mi sveglio con in mente tutta una serie di cose da fare. Mi metto all’opera. Attorno alle 10 un messaggio: non ci credo, avrà sbagliato a scrivere, la mia bella amica. Non è possibile che un giovane di 36 anni sia morto improvvisamente per attacco cardiaco. “Abuso di psicofarmaci”, c’è scritto sul messaggio, “soffriva di depressione, ma ora mi sembrava stesse meglio”. Era il figlio della sua più cara amica. Lei è sconvolta, le chiedo se posso chiamarla e mi risponde che non riesce a parlare. La capisco. Eccome. Mi scrive che non ha la forza di stare vicina alla mamma di questo angelo volato via così presto. La scrivo che deve trovarla.
Facile dare consigli. Facile suggerire ad una persona come comportarsi e come reagire a situazioni insostenibili. La realtà è che sono proprio insostenibili, insopportabili, insuperabili e non c’è parola che possa dare sollievo.
M’imbambolo io stessa, che non conosco lui, né la sua mamma, né il resto della famiglia. Il solo fatto di sentire che la depressione abbia potuto portare ad un orrore simile mi rende immobile per una buona mezzora. Sarà stato curato male? Mi chiedo. Avrà fatto tutto con l’intenzione che finisse com’è finita? Non lo so, non importa. Ormai è andata così, nel peggiore dei modi. Mi rimbombano nelle orecchie le parole di quel messaggio e vedo le lettere ingigantirsi: psicofarmaci, depressione. Mi sembra d’impazzire, perché il problema lo conosco bene e credo d’immaginare come è andata.
Ancora una volta il mostro ha avuto la meglio su una vita umana. Succede. Succede troppo spesso. Succede ovunque. Ti saluto, angelo 36enne, forse ora stai meglio di prima, ma a tua madre davvero non saprei cosa dire per sollevarla, esattamente come la mia amica diceva stamattina, non credo ci siano parole da dire ad una madre per alleviare un dolore come questo.
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