Nella mente di Lidia 2
21 Marzo 2016Nella mente di Lidia – seconda parte
E’ quello che dice anche oggi. Rinchiusa nel reparto psichiatrico dell’ospedale, dove tutto puzza, di sudicio, di feci, dove Lidia si rifiuta di lavarsi i capelli, perché le fa schifo. Anche oggi dice di stare bene. Sono passati otto giorni da quella domenica infernale, la più lunga e difficile della mia vita da medico. E’ stato necessario ricorrere al TSO. Cosa che abbiamo tentato di evitare fino alla fine, i familiari in primis ed io. Ma non c’era scelta. Non potevamo lasciarla morire d’inedia. Ora è sotto cure pesanti. Le somministrano due tipi di antipsicotico, un calmante, più volte al giorno ed uno stabilizzatore dell’umore. E’ più docile ora, Lidia. Ma ancora non sta bene
-Dottoressa, mi dispiace, ma oggi mi sento molto stordita – mi dice, dopo avermi salutato con la consueta cordialità e i modi squisiti che non ha perso neanche all’apice del delirio
-Scherzi, Lidia, non hai niente di cui scusarti
-Sa, mi hanno parcheggiata qui, in questo posto orrendo, pieno di pazzi. Ma chi sa dire qual è il confine tra pazzia e normalità? La cosa che m’impressiona di più sono queste sbarre, ci sono sbarre ovunque. Ma chi può dire se l’anomalia sta al di qua o al di là di queste sbarre? Chi può affermare con certezza di essere esente da follia nei propri ragionamenti? Chi, dottoressa, mi aiuti a capire.
Ancora una volta rimango sbalordita dalla saggezza di questo scricciolo tutto ossa, capelli e occhi
-Non lo so, Lidia, è molto difficile dirlo – rispondo – l’unica cosa che posso affermare con certezza è che al tuo posto mi rivolgerei ad uno specialista accreditato
-Questo è poco ma sicuro. Ma, sa, dottoressa, prima di venire qui, io stavo bene. L’unica cosa era il sovraccarico di ansia. Più che altro è stato il discorso dell’intervento all’occhio. Mi hanno trovato questo buco nella retina, è stato un trauma. Ho chiesto a Paolo di accompagnarmi a fare l’operazione. Lui ha detto che aveva troppo da fare in studio. Poi ho chiamato Virginia. Lei ha detto che non poteva darmi una risposta fino al giorno prima dell’intervento. Ecco. Mi ha assalita una tale ansia
Ecco quel è stato il problema – dico tra me e me – si è sentita abbandonata dalla famiglia. Ha sentito un abbandono cui non ha saputo trovare rimedio. Aveva superato tutto, nella vita, Lidia. La mancanza di sua madre, la malattia di suo padre. L’allontanamento di tutti gli uomini ai quali si fosse avvicinata. Ma l’apparente mancanza di attenzione da parte dei fratelli, evidentemente, ha fatto esplodere le sofferenze di una vita. E così si è sdoppiata in due: la persona saggia e ragionevole che è sempre stata e quella che ha bisogno di aggrapparsi a pensieri consolatori e non basati sulla realtà. Si è creata un recinto di protezione da un dolore che mantiene ancora sopito.
Per chi fosse interessato, domani pubblicherò la prosecuzione…
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